Spesso si pensa che “l’Epifania tutte le feste porti via”, nel senso che, dopo meritate vacanze, si debba ritornare, a malincuore, a rimboccarsi le maniche, a scuola o in ufficio. Ma l’Oratorio non si è mai fermato a poltrire, anzi, si è dato ancor più da fare, per vivere al meglio questo stupendo periodo dell’anno.
Noi ragazzi del Triennio della Compagnia Domenico Savio abbiamo passato i giorni dal 2 al 5 gennaio a Roma, con la nostra animatrice Rebecca e il nostro amico Davide, oltre naturalmente ai grandi don Flaviano e don Salvatore.
Perché proprio Roma? Perché solo una città così grande poteva offrirci un assortimento tanto differenziato di realtà, con cui, a Macerata (isola felice, per certi aspetti), non avremmo potuto confrontarci.
Appena arrivati ci siamo subito messi al lavoro preparando i panini che la sera abbiamo distribuito ai senzatetto della stazione Termini. Disciolto il timore che, inizialmente, bloccava molti di noi, la distribuzione di cibo e bevande calde, oltre ad essere stata di grande aiuto per loro, si è rivelata anche un pretesto per avvicinarli, e farci raccontare le loro storie, in modo che anche noi potessimo arricchirci dalla loro vita. Perché, in fondo, tutti avremmo qualcosa da imparare da quelli che, spesso, vengono considerati alla stregua di rifiuti umani: come da quella signora che, con un sorriso sdentato, ci ha detto «Voi avete scelto di vivere bene in questa vita, io ho scelto di vivere bene nell’Eternità», o come quel signore che ogni giorno fa chilometri per guadagnare qualche spicciolo e mantenere sua moglie e i suoi due gemellini di otto mesi.
Il sabato, dopo la testimonianza di Dino, un senzatetto che ha trovato la forza di rialzarsi dalla strada e rifarsi una vita, abbiamo visitato il Centro Arrupe, dove trovano accoglienza minori non accompagnati, famiglie richiedenti asilo. Appena arrivati ci siamo trovati davanti a una ventina di giovani dai tre ai diciott’anni, provenienti da ogni angolo del mondo, ma tutti scappati dalla loro terra natale, costretti da una situazione di sofferenza. Con loro abbiamo passato un paio d’ore di allegria, giocando insieme, cantando, ballando e mangiando. E anche stavolta, risaliti sui nostri pulmini, ci siamo lasciati alle spalle la convinzione di essere andati solo a dare una mano, ma non abbiamo potuto fare a meno di notare come loro ci avessero lasciato qualcosa: qualcosa nei loro abbracci, nelle loro risate, qualcosa che speriamo cresca, facendo maturare in noi la consapevolezza che, con determinazione e coraggio, si possono superare tante barriere. La sera ci siamo diretti a Frascati, dove, assieme alla comunità di Villa Sora, abbiamo festeggiato il diciottesimo del nostro Niccolò.
Il terzo giorno, abbiamo visitato i novizi di Genzano che hanno cercato di spiegarci, attraverso la loro testimonianza, cosa volesse dire “vocazione” e ci hanno lanciato una provocazione chiedendoci << E voi, quando sentite di vivere la vera Gioia?>>. Anche in quest’occasione è seguito un grande e festoso momento di convivialità.
Ovviamente questo non è bastato per saziare i nostri animi pieni d’energia, quindi non potevano mancare “minestrate” di mezzanotte, messe molto mattutine, notti trascorse in allerta, per paura che le ragazze si vendicassero degli scherzi dei maschi, chiacchierate distesi sui letti, panorami mozzafiato da altezze mozzafiato, verifiche con lo sguardo volto al futuro e una visita alle catacombe di San Callisto, con il piccolo grande Cosimo che ci ha spiegato come, in questo luogo, siano radicate le fondamenta della fede cristiana.
Giorni ricchi di esperienze, pieni di volti nuovi, parole profonde… per farla breve, potremmo dire di aver trascorso quattro giorni densi, i cui ingredienti sono stati il mettersi al servizio degli altri, lo stare insieme, l’approfondire la propria spiritualità.
Che altro dire? Grazie di cuore a tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione di questa indimenticabile uscita, che, speriamo, non tardi a portare i suoi frutti.
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