
Lui si presenta, ma lei rimane un po’ sulle sue, poi lui insiste, e una volta che si è fatto conoscere per quello che è, lei ne rimane ammaliata e va in giro a raccontare il suo incontro. No, non è un corteggiamento da romanzo rosa, ma questa storia è tratta niente po’ po’ di meno che dal Vangelo; in particolare è, a grandi linee, la dinamica con cui si è svolto l’incontro tra Gesù e la Samaritana al pozzo di Giacobbe (Gv, 4, 1-30). Proprio a partire da questo passo, durante il Gruppo Ricerca locale adolescenti della mattina del 24 gennaio, abbiamo cercato di approfondire il nostro rapporto con il Signore e con l’Eucaristia.
Infatti, a pesarci bene, la stessa cosa accade ogni giorno a ognuno di noi: Dio vuole incontrarci perché gli interessiamo, ma poi, quando siamo faccia a faccia con Lui, spesso ci capita si non comprenderlo. Alla Samaritana parla di un’acqua in grado di togliere la sete per sempre, ma lei non coglie subito il senso profondo delle sue parole, anzi, all’inizio pensa di aver trovato la soluzione per non fare sempre avanti e indietro con quella pesante brocca. Anche a noi Gesù offre “l’acqua viva”, cioè se stesso, ma noi dobbiamo essere pronti ad accoglierlo e lasciarci “dissetare” dal Suo amore infinito.
E questo come si fa? Ci siamo chiesti. Senza dubbio dobbiamo smetterla di consideralo un estraneo, ma dobbiamo avere con lui un dialogo quotidiano, dobbiamo aprirci a lui, dicendo la verità su noi stessi e ciò che ci portiamo dentro. Infine, abbiamo capito che quest’acqua non è un dono di cui essere gelosi, né qualcosa da nascondere, ma dobbiamo farci noi stessi sorgente e dare la nostra testimonianza. Nessuno ci ha detto che sia una cosa facile, ma con la perseveranza e la Grazia, nulla è impossibile, quindi, brocche in spalla, attingiamo anche noi alla fonte di “acqua viva”!