Don Francesco Galante

Nasce il 22 marzo 1979 da papà Giuseppe e mamma Nadia e cresce con loro girovagando per alcuni paesini alle pendici della Majella, in Abruzzo, perché impegnati nella grande famiglia dell’Arma dei Carabinieri. Durante gli anni a loro si aggiungono Maria Nicla e Michele. All’inizio della preadolescenza papà e mamma decidono di riportare tutti nella loro città di origine e così nel 1990 si trasferiscono a Vasto dove vivono e crescono come una bella, sana e normale famiglia.

Saranno per don Francesco questi gli anni delle grandi scoperte: dall’incontro con l’oratorio di don Bosco, all’impegno entusiasta nell’Azione Cattolica della parrocchia e della diocesi; dagli studi prima tecnici (nelle scuole superiori) e poi umanistici (all’università) al lavoro come barman e capo animatore nelle tante attività di ricezione turistica della costa vastese. Il quadro della sua vita sembrava un grande insieme di colori vivi e vivaci ma anche piuttosto confusi.

L’amore per la verità e la voglia di spendere la vita per qualcosa di grande diventano la miccia che fa esplodere nel suo cuore il bisogno di mettersi in ascolto, bisogno che troverà la sua forma nel settembre del 2002 quando il Signore ha mostrato tutta la sua bontà e la sua Misericordia incontrandolo ad Assisi.

E così dopo un tempo di discernimento, che lui stesso definisce “alquanto anomalo” perché vissuto nell’Arma dei Carabinieri come Ausiliario, Francesco varca il portone della casa di Civitanova per il prenoviziato nel 2003 e, a seguire, dopo il noviziato diventa Salesiano di don Bosco l’8 settembre 2005. Successivamente vivrà la sua formazione a Roma, qui a Macerata per il tirocinio, e a Torino fino ad arrivare alla Professione Perpetua il 17 settembre 2011 e all’ordinazione sacerdotale il 23 giugno 2013.

L’allora ispettore salesiano della ICC (Italia Circoscrizione Centrale) don Leonardo Mancini gli affida subito la cura dell’oratorio salesiano di Livorno fino al 3 settembre 2019, giorno in cui don Francesco viene a vivere nella nostra comunità con la richiesta di continuare a vivere fraternamente con i confratelli e prendersi cura delle anime della nostra Casa, specie quella dei giovani che sognano, come lui, una vita bella, buona e santa.