Via Crucis: la riflessione di Maria e Andrea

Quaresima 2022
Via Crucis: la riflessione di Maria e Andrea

Ultima testimonianza di Maria e Andrea, un coppia della nostra Casa. 

Per chi non ci conosce, noi siamo Andrea e Maria e frequentiamo da qualche anno la “CASA”. 

Nel 2017 siamo entrati per la prima volta nel cortile di v.le Don Bosco direzione “COLONIA LA BETULLA”. Dal cortile abbiamo fatto qualche gradino e siamo saliti nell’atrio per la preghiera del sabato pomeriggio al termine delle attività dei più piccoli. Timidamente ed incuriositi da questo mondo….ma già da allora qualcosa si muoveva dentro di noi.

Poi in teatro per la messa (la chiesa era ancora inagibile); la prima messa per noi dopo anni e anni!!! Diciamo che l’incontro domenicale col Signore non era tra le nostre priorità. Poi dal teatro alla chiesa per il Sì, esattamente 9 mesi fa.

Oggi rappresentiamo una coppia di “NOVELLI SPOSI TARDIVI”, arrivati al matrimonio dopo 12 anni di convivenza e un figlio di 10 anni. Nostro figlio Achille che ci ha aperto la via.

Riguardando la nostra storia ci sembra quasi incredibile come tutto abbia in realtà un senso e un filo conduttore “unico”, che ci ha trascinati, a volte anche inconsapevolmente, da dove siamo partiti fino a qui: SIAMO ORA MARITO E MOGLIE IN CRISTO.

 

Cosa eravamo prima? Prima eravamo un “ibrido”: non potevamo definirci più fidanzati per evidenti condizioni oggettive e nemmeno sposati.

Nel linguaggio comune per le coppie ibride si usa l’espressione “compagni”, io era la sua compagna, lui era il mio compagno. Mi sono interrogata spesso sul senso o sul non senso di ciò che eravamo.

Il nostro era quindi un rapporto di amicizia? Solo questo?  

Ad essere sinceri la triste risposta è che se era amicizia, la nostra era pure un'amicizia superficiale, di quei legami che non vanno in profondità, che se immaginiamo i sentimenti come tanti cerchi concentrici, noi eravamo fermi a quello più esterno.

Il nostro era un rapporto basato sulle cc.dd. comunicazioni di servizio ovvero limitato alle informazioni sulla gestione domestica e familiare e poco più. Con i suoi alti e bassi.

Ho conosciuto Andrea a 30 anni con già un bagaglio di vita e ferite che però non riuscivo a condividere con lui, per  difficoltà personali e perché non sentivo in lui l’interesse a voler scendere in profondità. E’ come se noi, nonostante fossimo INSPIEGABILMENTE molto legati, conducessimo due vite separate che non riuscivano a trovare un’unione.

E’ EVIDENTE CHE QUALCOSA MANCAVA!

Questo modo di vivere il rapporto di coppia è veramente tristissimo, non ha un fine, non ha una crescita, ma soprattutto provoca dei vuoti enormi. I vuoti vengono colmati con meccanismi di compensazione che poi non compensano nulla rendendo ancora più grande il vuoto e la distanza. Qualcuno ci ha preso per mano e abbiamo iniziato un nuovo cammino.

E se chi “dirige i lavori” è uno solo, ci sono state tante braccia che ci hanno accolto e aiutato.

Dal nostro mondo individualista abbiamo sentito l’importanza della Comunità, la possibilità dell’incontro col Signore attraverso l’altro.

Abbiamo, con loro, ripercorso la nostra storia dall’inizio, partendo dal nostro primo incontro. Ci è stata spiegata l’importanza del matrimonio cristiano, dal più alto valore teologico fino all’esperienza concreta di chi vive il sacramento del matrimonio.

Ora stiamo camminando cercando di dare concretezza a ciò che concettualmente non fa una piega…..ma poi concretamente

.... ma poi, concretamente, è diverso ed è davvero difficile sposare qualcuno completamente opposto e divergente da se stessi in quasi tutto.

Eppure è proprio questa la vera sfida del matrimonio: concedere alla realtà la possibilità inaspettata di sposarsi “non” in due fiduciosamente e incoscientemente felici, ma in tre, chiamando Cristo come terzo incomodo e mutante collaboratore durante i momenti più difficili.

E’ capitato,e capita continuamente di sentirsi dire….ma in fondo era uguale. 

Possiamo dire che seppure siamo solo all’inizio di questo pellegrinaggio, una cosa per adesso è sicura, che non è per nulla uguale! Avere Cristo come collaboratore matrimoniale apre le porte all’impossibile;  i problemi diventano occasioni per amarsi prima che per risolverli.

Ci siamo sposati il 24 giugno, San Giovanni Battista, morto in difesa del matrimonio, il rude ultimo profeta che disse una delle frasi più importanti per la cristianità: AFFINCHE’ EGLI CRESCA OCCORRE CHE IO DIMINUISCA.

Sappiamo che non significa soltanto la necessità per abbracciare Cristo, di ammainare la bandiera dell’io, dell’ego a favore dell’altro. In generale quindi il superamento dell’individualismo. Ma significa anche che il senso recondito dell’esistenza è quello di superare se stessi.

Come Gesù ha superato la passione e la morte, da uomo, superando se stesso, così noi, nel nostro piccolo, nel nostro tempo, tendere a qualcosa di diverso da noi, più grande, più totalizzante. Questo non si può fare senza una via crucis.

 

Il 24 giugno abbiamo detto Si’ guidati da chi ha lavorato e tuttora sta lavorando dentro di noi. E’ un piccolo seme che ci ha permesso di sperimentare la possibilità di andare oltre le nostre piccolezze, di andare oltre noi.

Vorremmo chiudere un una frase di Papa Wojtyla che sentiamo nostra sia per il senso di concretezza che sentiamo di vivere sia perché ci ricorda da dove siamo partiti e l’essere arrivati qui “NON DA SOLI”:

NON ABBIATE PAURA

APRITE LE PORTE A CRISTO

DIO OPERA NELLE VICENDE 

“CONCRETE” E “PERSONALI”

DI CIASCUNO DI NOI

NON PERMETTETE CHE IL TEMPO

CHE IL SIGNORE CI DONA

TRASCORRA COME SE TUTTO 

FOSSE UN CASO.