La robustezza del perdono

Formazione Adulti incontro con don Tonino Palmese
La robustezza del perdono

Il 28 aprile, all’interno del ciclo di incontri per la Formazione Adulti, abbiamo avuto come ospite don Tonino Palmese. La conversazione è stata stimolata da don Francesco invitando don Tonino a riflettere sulla robustezza della vita, che sperimentiamo nei legami che viviamo, su cosa accade quando questi legami vengono feriti e su cosa significhi fare esperienza di perdono.

Don Tonino ha piazzato fin da subito al centro del palco e dei suoi racconti Dio, che per un paio d'ore ha lasciato il Cielo per entrare a scuotere il nostro teatro e quanti erano presenti. Il Dio che ha coinvolto don Tonino è quello del Vangelo, quello di Gesù di Nazareth, che deve aver incontrato spesso al Binario della solidarietà, la mensa dei poveri dove chi entra chiede principalmente tre cose: mangiare, lavarsi e curare i piedi.

L'incontro salvifico che può accadere lì è quello che si genera quando chi serve pensa che l'altro sia meglio di lui e viceversa, quando tu sei Gesù ed io sono Gesù! Questa è la centralità di Dio e così il Mondo diventa Salvo, Salvato e Salvatore.

L'onnipotenza di Dio è stata descritta da don Tonino attraverso tre attributi: la debolezza come capacità di condivisione, l'empatia e la vulnerabilità. In particolare, si è soffermato sulla debolezza.
Quando la criminalità uccide un innocente così come in tante altre occasioni, non possiamo resistere dal farci questa domanda: ma Dio dov'è? Dio è un perdente?
NO, perché Gesù ha dato a Dio la possibilità di essere Dio "facendosi male, pisciandosi addosso". L'innocenza di Gesù, capro espiratorio, ha dato a Dio la possibilità di essere perfetto, la perfezione Dio la raggiunge quando assume sulla sua carne l'assoluta imperfezione.

Per rafforzare il concetto don Tonino ci ha raccontato di Nisida, un'isola bellissima che ospita anche il carcere minorile: un paradosso. Per molti ragazzi il carcere è la prima stazione educativa, in una società che li ha cresciuti senza regole. Lì don Tonino, insieme a Rita Borsellino, sorella di Paolo, ha sperimentato la giustizia riparativa, dove la vittima, il colpevole e la società si incontrano per conoscersi, fare memoria e capire quale percorso si può condividere al fine di fare esperienza di Perdono. L'incontro tra vittima e colpevole è possibile grazie ad un "ponte" sorretto dell'innocenza dei cari deceduti. Vittima e colpevole possono diventare simili se la vittima rinuncia all'odio ed il colpevole alla rassegnazione che porta a dire: “non c'è più nulla da fare”.Così si diventa definitivamente Umani, insieme, perché non si può esserlo da soli.

Conoscere la storia dell'altro può trasformare l'ingiustizia subita nel preludio di qualcosa di nuovo. Perdono significa prima di tutto incontrarsi, uscendo dalla sudditanza di odio e rassegnazione. Questo ci consente di dire che la Misericordia di Dio è possibile, realizzabile, perciò Salvifica.

Don Tonino ci ha ricordato l’assoluta attualità di don Bosco. Oggi è difficile trovare giovani che abbiano la consapevolezza di essere amati, che si sentano amati. Sapere di esserlo, invece, è la bellezza per eccellenza. Dobbiamo sperimentare questa verità: sentirci e far sentire i giovani profondamente amati! I ragazzi hanno bisogno di sentirsi amati e di conoscere, attraverso occasioni educative, l'Altro. In questo don Bosco è stato un maestro e può esserlo per noi anche oggi.


Ha concluso la serata don Francesco sottolineando come l'incontro tra vittima e carnefice apra la possibilità del perdono, facendo sperimentare una Misericordia ed una Robustezza più forti!
Tanti altri spunti sono emersi nel corso della serata, per questo vi invitiamo a vedere il video della serata, per gustare la stupenda “napoletanità” di don Tonino che ci ha fatto innamorare della bellezza di Nisida e ci ha aiutati a fare qualche passo per essere adulti sempre più robusti. 

 

 di Paolo Ranzuglia