La fortezza della vita adulta

Formazione Adulti incontro con Suor Aurora
La fortezza della vita adulta

Domenica 30 gennaio noi genitori abbiamo vissuto un bel pomeriggio con suor AURORA che ci ha parlato dei SUOI ragazzi e ragazze conosciuti presso il carcere minorile di Roma (e in altri istituti penitenziari), condividendo con noi le lettere che le hanno scritto e aiutandoci a riflettere sulla FORTEZZA, a cui siamo chiamati per noi stessi e soprattutto per i giovani.

Partendo dalla definizione del vocabolario, la fortezza è "un edifcio di difesa" e "la capacità di sopportare le avversità"; quindi l'adulto forte è uno che difende e si fa carico dei pesi e delle fatiche del DEBOLE e lo SOLLEVA, non da solo, ma facendo da tramite con Colui che salva, GESÙ.

La fortezza è la LIBERTÀ DI ESSERE NOI STESSI, realizzare il SOGNO per il quale siamo stati creati.

 

L'adulto dovrebbe aiutare il giovane a togliere le "macchie" che si sente addosso e non riesce a scrollarsi dal suo passato, dalla sua anima: come? VOLENDOGLI BENE PER COME È, senza pretendere che raggiunga i nostri obiettivi. "Io non sono un criminale, ma ho agito da criminale" è la consapevolezza che uno dei giovani di Suor Aurora ha raggiunto quando ha capito di aver scelto una strada perché sembrava la più facile.

Giovani detenuti che ogni notte rimuginano e soffrono pensando al male che hanno provocato, a volte pregano incessantemente.

Giovani scoraggiati perchè quasi tutti, dicono loro, che non ce la faranno mai a cambiare, e che cercano SOLAMENTE qualcuno che creda in loro e li incoraggi "CE LA PUOI FARE". Suor Aurora è lì soprattutto per questo.

Giovani coinvolti in gravi delitti che hanno sentito la loro anima SPEZZARSI, sgretolarsi. Il passaggio più difficile è PERDONARE SE STESSI e ci si può riuscire solo se scoprono di essere amati nonostante i loro sbagli da un genitore, da una suora, da un volontario, da DIO.

Suor Aurora ha sentito dire dai suoi ragazzi enunciati di teologia "ogni volta che l'orgoglio ha vinto, io ho perso"; "la vita di quel bambino in pancia vale più di tutto"; "sentirmi amato da Dio è la sensazione più bella che ci sia"; "credo in un Dio che affida le sue battaglie più difficili ai guerrieri più battaglieri"; "Dio si fa sentire nelle persone che mi vogliono bene"; "Suo' prega per me, per i miei fratelli, per quelli che mi odiano"; "Suo' sai a chi devi pregà per me? A Maria perchè er Fijo nun glie po di' de no". I ragazzi e le ragazze di suor Aurora hanno una sensibilità resa acuta dall'esperienza della strada, della solitudine, del carcere e sono affamati di un amore puro e gratuito; spesso è stata la loro dipendenza di affetto ad averli coinvolti nei reati. Per qualcuno di loro la NORMALITÀ È QUELLA DI NON ESSERE VOLUTO BENE e se incontrano una persona che si preoccupa sinceramente per lui, fugge perché non è in grado di vivere una relazione così.

La fortezza significa sapersi accorgere dei giovani FISSANDO LO SGUARDO su di loro, guardarli con occhi di bontà, TROVARE UN PUNTO ACCESSIBILE AL BENE, mettere da parte la paura dei lati oscuri, non scandalizzarci davanti al male, STARCI, ascoltare; c'è chi non ha mai potuto raccontare niente di sé ad un'altra persona.

Per essere forti serve l'umiltà; la FORTEZZA È LA DEBOLEZZA CHE SI METTE A PREGARE.

Chi ha sperimentato sulla propria pelle le ferite del peccato e dell'abbandono può diventare un riferimento per altri che stanno soffrendo SE SI AFFIDA A DIO, CHIEDENDO IL SUO AIUTO E AFFIDANDOGLI LA PERSONA CHE VUOLE AIUTARE E AMARE.

Suor Aurora ci ha incoraggiato a "dare tutto" ai giovani che incontriamo, anche le lacrime, consapevoli che non possiamo salvare nessuno e ciò che può essere vissuto come un fallimento ai nostri occhi, può non esserlo agli occhi di Dio. Chiediamogli la forza di SPERARE e SOGNARE anche quando i giovani non sperano e non sognano.

L'esperienza di Suor Aurora ci insegna ad AMARE  i nostri figli, nipoti, giovani della Casa Salesiana e giovani vicino ad ambienti a rischio, a non spingerli a realiazzare le nostre aspettative su di loro; ascoltarli senza giudicare, non scandalizzarci per loro debolezze, a farci carico delle loro fatiche con il silenzio, un consiglio, un abbraccio, il distacco se necessario.

Non appartengono a noi, Signore aiutaci a custodirli, a non farli soccombere davanti alla durezza della vita, ad AFFIDARLI a TE, rendendoci strumenti nelle Tue Mani. 

(di Alessandra Cerquetella) 


PROSSIMO APPUNTAMENTO