Cortile per incontrarsi tra amici e vivere in allegria

I luoghi del sogno di Don Bosco
Cortile per incontrarsi tra amici e vivere in allegria

Il movimento giovanile salesiano ha individuato un cammino di tre anni verso “il Sogno dei nove anni” di cui nel 2024 ricorre il duecentesimo anniversario.

“Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare” dice la donna vestita di Luce al piccolo Giovannino. Quest’anno siamo invitati ad approfondire i luoghi del sogno, centrali del carisma salesiano. Il sogno dei nove anni si svolge in un cortile, luogo dell’incontro tra i giovani e Dio, luogo dove cresce la missione salesiana.

Per questo in questo anno stiamo ponendo “il cortile” al centro della riflessione e dell’azione pastorale della nostra comunità perché possa divenire luogo di ispirazione profetica e di rinnovamento in ambito educativo. 

In questi mesi vi proporremo racconti, video, riflessioni per metterci in ascolto del cortile del nostro tempo. Per iniziare abbiamo chiesto a due adulti, genitori, animatori, cooperatori, … (chi più ne ha ne metta!!) di descriverci “il loro cortile”. Il primo racconto che vi proponiamo è quello di Marco.

 

«Se penso al cortile la prima parola che mi viene in mente è libertà; ho ancora oggi ben presente la sensazione di sfogo, di felicità, di serenità che provavo nel correre e giocare all’aria aperta, soprattutto in questi periodi primaverili quando l’aria è fresca e le giornate si allungano; appena finiti i compiti, via: cortile è libertà da tatticismi, da obiettivi da raggiungere, da competitività, da resa, da giudizi di altri, adulti e non che classificano, dirigono, regolano.

Cortile è relazione, incontro tra coetanei, possibilità di scelta, trovi sempre alla fine qualcuno con cui sei a tuo agio, è creazione di legami che poco alla volta, nella frequentazione quotidiana, si trasformano in amicizia. Cortile è anche relazione tra grandi e piccoli, il grande da emulare, da imitare, il piccolo al quale insegnare i trucchi del calcio, i fondamenti del basket, l’angolazione della racchetta da ping pong, il colpo fatale a biliardino, ma anche l’acquisizione informale di regole di comportamento, di rispetto, litigi e confronti che comunque servono a conoscere e regolare i propri limiti.

Il cortile è impegno, quanti giocatori di calcio e basket ho visto iniziare nei nostri campi, così appunto per gioco, appassionarsi e poi partire per le diverse società sportive della città.

Il cortile è luogo di conoscenza, di sé e degli altri, perché nel gioco, alla fine, si gioca appunto a carte scoperte, e quindi in verità, da una parte ci si sente liberi, dall’altra si è genuini e si possono cogliere potenzialità, interessi, passioni, ma anche difficoltà, paure, dubbi e perciò è luogo privilegiato per un educatore per percepire e fare attenzione alle particolarità e peculiarità di ognuno. Nel cortile quindi si concretizza la confidenza, la frequentazione quotidiana permette la conquista a piccoli passi, graduale, della fiducia dell’altro, del ragazzo; se si è attenti e pazienti, in un modo o nell’altro sboccia e cresce, permettendo poi di condividere e discutere di vita vera.

Il cortile è stato per me spazio di deserto, luogo dove isolarsi e andare un po’ al sodo, a fondo, a riflettere, (quanti momenti seduto in mezzo al campo da calcio con un foglio e una matita a rispondere a degli spunti di riflessione…), luogo di preghiera (quante sere, nel campo da basket, in cerchio, con le panche di legno degli scout, a pregare), di riconciliazione (l’mmagine della comunità salesiana che scendeva dall’istituto il giorno del giovedì santo e si sparpagliava per i cortili per la confessione di noi tutti).

Il cortile è anche incontro, e qui parlo da adulto e educatore, è spazio dove fare il primo passo, dove essere accogliente e andare incontro appunto, con il desiderio di conoscere, di aiutare ad aprirsi, a confrontarsi, è luogo dove accompagnare all’Incontro con Cristo.

Il sogno dei nove anni di Don Bosco si svolge appunto in un cortile, non in un tempio, in un luogo sacro, ma in uno spazio stracolmo di ragazzi dove umile, forte e robusto, con la guida di Gesù e Maria, dovrà, con la mansuetudine e la carità, istruirli sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù.

Si tratta anche in questi giorni di riflettere e capire se ci sono e quali siano i cortili di oggi, i luoghi dove riproporre ancora quella accoglienza; i giovani di Casa Pinardi, penso al DonBoscuola, alle tante associazioni sportive che accolgono ogni giorno tanti bambini e ragazzi, agli studenti delle scuole da accogliere in progetti di convivenza, alla coprogettazione con le istituzioni pubbliche e private per interventi e azioni per raggiungere ragazzi e giovani lontani.

Ci sono dunque ancora spazi “buoni” per tutti coloro che hanno la “buona volontà” di incontrare i ragazzi e i giovani.»

(di Marco Giachini)