CORTILE,UN PORTO SICURO

I luoghi del sogno di Don Bosco
CORTILE,UN PORTO SICURO

Attraverso il cortile il carisma salesiano non fugge, non si distacca dal mondo, ma si pone esattamente nel cuore del mondo.

Nel continuare il nostro viaggio nel tema pastorale di quest'anno, vi proponiamo una testimonianza che ci permette di scorprire come il Cortile è il porto sicuro che insegna ad amare e ci fa sentire amati.   

Nessun luogo, infatti, è stato spettatore della nostra crescita da bambini a ragazzini, ad adolescenti, a giovani, ad adulti più dei nostri cortili e provare a descrivere cosa sia è come cercare di raccontare un amico, un familiare ... e come si sa, quando una cosa ti appartiene, la senti tua, è impegnativo trovare termini giusti che illustrino ricordi, emozioni, amicizie. La seconda testimonianza ci permette di arrivare in un cortile africano con Suzana.

 

Per me o Pàtio (in portoghese), il cortile, è stato il luogo dove ho sperimentato queste splendide parole di don Bosco: “Non basta amare i giovani; loro devono sapere di essere amati”. I missionari figli di Don Bosco (Salesiani) e figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) che erano arrivati da pochi anni nel mio paese me le hanno fatto sperimentare.

Il cortile era l’unico porto sicuro per tanti bambini, adolescenti e giovani. Passavamo più tempo nel cortile che a casa nostra. Era il luogo dove si imparava il valore dell’amicizia, l’importanza dello stare insieme volendosi bene nonostante le nostre differenze.

Vorrei raccontarvi, adesso, la mia esperienza di animatrice del gruppo “Movimento Amigos de Sao Domingos Savio” in Angola.

Quando avevo 18 anni, insieme a due altri miei coetanei animatori, mi fu affidato l’incarico di seguire un gruppo di adolescenti fra i 13 e i 15 anni.

Entrando nelle dinamiche delle loro famiglie, spesso complesse e difficili, attraverso il canto, la recitazione, la danza, lo sport abbiamo cercato di trasmettere loro la bellezza di un’esistenza vissuta secondo il Vangelo. Si trattava di un accompagnamento personalizzato e costante così che ancora oggi, con tanti di loro, è rimasto un legame molto forte, nonostante la distanza fisica che ci separa.

Un’altra bellissima esperienza l’ho vissuta accompagnando i missionari salesiani e le missionarie salesiane nelle grandi baraccopoli di Luanda. Avevamo il “cortile mobile” e di notte andavamo nelle periferie della città per incontrare i ragazzi che vivevano per strada. Una volta diventati loro amici, attraverso un lungo percorso in cui incontravamo tante difficoltà,  riuscivamo a sottrarre molti di loro dal degrado della vita di strada offrendo loro una vita dignitosa all’interno delle “case famiglia” allestite nell’oratorio.

E infine ancora una parola sul cortile. Nella nostra cultura africana il cortile è come l’adulto che va rispettato perché ci insegna come si “gioca la vera partita della vita”.

Oggi le regole di questa partita, secondo lo spirito Salesiano, sono: l’accoglienza del diverso e l’integrazione di quanti vogliono o vorrebbero entrare nella nostra casa (comunità). 

Perciò il cortile è il luogo dove ciascuno viene preso con affetto per mano per scoprire, in volto amico che ti sorride, la tenerezza di Dio Padre che desidera condividere la tua esistenza nel tempo e nell’eternità. 

(di Suzana Antonio Neto Sebastiao)